“La formazione professionale continua, la selezione dei prodotti di qualità e la grande attenzione nella preparazione: sono tre elementi importanti a cui non può rinunciare un pizzaiolo soprattutto oggi che il consumatore è sempre più esigente”. Lo dice Pino Longo, Istruttore pizzaiolo, direttore didattico dell’Apes (Associazione Pizzaioli Europei), reduce delle Olimpiadi della vera pizza napoletana a Napoli che ha visto salire sul podio Italia, Giappone e Australia.
“La manifestazione – aggiunge – è stata bella, coinvolgente, interessante, ben organizzata, un’occasione importante di confronto con pizzaioli provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Uno stimolo in più per aggiornare le nostre competenze. Se come pizzaioli italiani non ci diamo da fare rischiamo di farci superare da pizzaioli stranieri, mi hanno impressionato i giapponesi: bravi e precisi, hanno acquisito delle tecniche e le applicano con metodo e sicurezza. Per questo ritengo sia importante la formazione continua. Tengo comunque a sottolineare che la pizza è un prodotto italiano e non napoletano. La pizza napoletana è solo una parte della pizza italiana. Vero è che è nata come piatto povero a Napoli, dove c’è una lunga tradizione ed è giusto che rimanga tale, ma è anche vero che la pizza come la conosciamo oggi è quella che si è evoluta in giro per l’Italia con l’aggiunta di vari ingredienti e con diverse interpretazioni del territorio, così è diventata famosa e uno dei piatti più apprezzati nel mondo”. Presente alla manifestazione in compagnia del suo collega maestro pizzaiolo Nicola Grignani.
“Ben vengano queste manifestazioni per valorizzare e promuovere la pizza, ma ciò che serve per fare una pizza sono la ricerca continua nel migliorarsi professionalmente e migliorare, “in qualità gusto e i benessere salutistico” nel rispetto dell’ambiente. Formazione e accurata selezione degli ingredienti da utilizzare”, sottolinea Stefano Catalano, presidente della Cifa Unione Pizzaioli Italiani, che aggiunge: “La pizza è tra i prodotti più diffusi nel mondo, all’estero ci sono pizzaioli che in qualche modo sono più avanti, in termini di tecnica e professionalità, di alcuni dei nostri pizzaioli, perché, appunto, si formano. Bisognerebbe dare più importanza alla formazione nel mondo dell’agroalimentare. In Italia, purtroppo, nel 2019, ancora non abbiamo un corso di qualificazione professionale per pizzaioli nelle scuole alberghiere a pari dei cuochi. Ancora peggio: non abbiamo una legislazione che tutela e riconosce la professione a livello nazionale. Si sono mosse diverse regioni ad approvare i percorsi formativi ma ancora insufficienti per una svolta livello nazionale restando ancora in alto mare. Rivolgiamo un appello alla politica affinché si possano accelerare i tempi per dotare l’Italia di una legislazione moderna ed efficace a tutela della pizza, dei pizzaioli a beneficio dei consumatori”.